Uno storico lanificio veneto tinge la seta con i fondi di caffè
Lo storico Lanificio Bottoli di Vittorio Veneto in provincia di Treviso, colorerà alcune tipologie in seta della prossima collezione Primavera Estate 2023 con i fondi di caffè di bar e ristoranti, altrimenti destinati al pattume. L’iniziativa di riciclo ecologico sarà possibile grazie alla collaborazione avviata con la torrefazione di Conegliano Dersut, che darà corso al riciclo degli scarti “da tazzina” attraverso il coinvolgimento dei suoi clienti (circa 4 mila punti vendita in Italia). Grazie a questa inedita sinergia anche una tazzina di caffè al bar può salvare il mondo dalla crisi climatica, contribuendo a limitare l’uso di tinture chimiche, potenzialmente inquinanti nella colorazione dei tessuti. Il procedimento di tintura prevede che le rocche di filato di seta vengano inserite in apposite autoclavi mentre in un altro contenitore viene realizzata la soluzione dei fondi del caffè in acqua. Tramite opportuni parametri di pressione, temperatura e tempi di contatto, la tintura viene fissata nel miglior modo possibile. L’azienda trevigiana in passato ha già adottato diverse soluzioni di tintura naturali tramite l’utilizzo di varie piante come l’indaco, il campeggio, il catechu, l’acacia, che intaccano meno la fibra e le conferiscono maggiore morbidezza. Il Lanificio Bottoli, fondato nel 1861, è tra i leader nella produzione di tessuti per abbigliamento e coperte di alta gamma ecologici, grazie non solo all’utilizzo esclusivo di fibre naturali (lana, seta, lino, canapa e cotone), ma anche di filati innovativi, come le fibre derivate dal latte, dalle alghe marine, dal gelso e dalla Canapa di Manila. Oggi oltre la metà della collezione proposta dal Lanificio proviene solo da lane italiane e può essere considerata naturale e sostenibile. L’industria tessile nel mondo consuma tra i sei e i nove trilioni di litri d’acqua all’anno solo per la tintura dei tessuti. Circa tre-quarti di tutta l’acqua consumata dagli stabilimenti di tintura finisce col diventare acqua di scarto non potabile né riutilizzabile a causa dei residui di tinture, alcali, metalli e altre sostanze chimiche utilizzate per fissare il colore su capi e tessuti.
Fonte: repubblica.it