A Roma l’associazione Calciosociale trasforma i campi di calcio in palestre di vita
L’associazione Calciosociale nasce nel 2005 con lo scopo di utilizzare il gioco del calcio come strumento di crescita per i ragazzi che vivono in contesti ad alto rischio di devianza. Nel difficile quartiere romano di Corviale l’associazione ha avviato il progetto di una nuova tipologia di calcio, fuori dalla logica comune e dallo straordinario impatto sociale. Tutte le regole sono finalizzate a favorire la cura delle relazioni, più che la competizione sportiva. Sul campo dei Miracoli si pratica una nuova tipologia di calcio che, cambiando le regole del gioco, si pone l’obiettivo di promuovere i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, della corretta crescita della persona e del sano rapporto con la società, in un contesto spesso dominato da valori opposti. In questo modo la bellezza e la magia riescono a prendere il sopravvento su un contesto segnato da decenni di violenza ed abbandono. Calciosociale segue regole tutte proprie. Al campionato partecipano dodici squadre formate da otto elementi, composte da uomini, donne, bambini, anziani, di tutte le culture e religioni, ragazzi con disabilità fisica e mentale. In una parola, tutti. Le squadre sono equilibrate, si compongono in base a dei coefficienti di capacità dei giocatori, in modo che vince solo chi si impegna di più, chi gioca meglio come squadra. I giocatori, soprattutto i più bravi, possono segnare massimo tre gol a partita, dopo tutti devono impegnarsi per far segnare i compagni. I rigori li tirano i giocatori con il coefficiente minore. Ogni cinque minuti c’è una sostituzione in modo che tutti i componenti della squadra possano giocare. Nel Calciosociale non esiste la figura dell’arbitro, ogni squadra ha un responsabile, che fa anche da arbitro della partita. I due responsabili insieme devono decidere i falli, i rigori e tutte le situazioni dubbie, se i due non trovano l’accordo la partita si blocca. Nel Calciosociale la partita non finisce sul campo di gioco, ma prosegue fuori con il “Novantesimo pensiero”. Le partite fuori dal campo danno un punteggio maggiore rispetto a quello previsto dal verdetto del campo: 4 punti anziché 2. Ogni anno, il campionato è a tema, ad esempio ‘Uomini e donne uccisi dalla mafia’. I ragazzi devono imparare a conoscere la storia di queste persone, perché finite le partite agonistiche vengono organizzati dei momenti di condivisione, delle vere e proprie partite fuori dal campo, in cui i ragazzi riflettono e raccontano all’altra squadra la storia delle persona o l’argomento che hanno preparato tramite l’utilizzo di canzoni, video e poesie. Ogni anno viene scelto un tema diverso legato alla giustizia, ai beni comuni, ai temi della legalità, dell’ambiente, delle materie prime, dell’acqua. Nel difficile quartiere della periferia sudorientale di Roma Calciosociale è diventato un punto di riferimento capace di offrire un’attività educativa e pedagogica che contribuisce a formare cittadini attivi dotati di una coscienza critica e civile che li porta ad essere protagonisti del cambiamento.
Fonte: tv2000.it