In Romagna la vendemmia genera energia

Dell’uva non si butta via niente, perché quel che resta può valere decine di milioni di euro. Lo hanno capito bene presso l’azienda Caviro, gigante del mercato dei vini che da molti anni fa della circolarità un principio irrinunciabile. Il Gruppo Cooperative Associate Viticoltori Romagnoli, fondato nel lontano 1966, riunisce alcune cantine sociali delle province di Faenza, Forlì e Ravenna. Uno dei principi della cultura contadina è che lo spreco è il peggior peccato, quindi da subito il gruppo Caviro ha studiato soluzioni per riutilizzare i residui della lavorazione dell’uva. Dalla vinaccia hanno imparato ad estrarre bioetanolo, alcool, distillati per grappe e brandy, e acido tartarico. Recentemente hanno iniziato a trasformare quel che resta dei chicchi d’uva in biomasse e biogas, generando una potenzialità di 12.000.000 Nm3 di biometano purissimo. L’energia sostenibile ricavata da fonti al 100% rinnovabili contribuisce a coprire il fabbisogno energetico di tutti gli stabilimenti dell’azienda. Il biogas prodotto viene utilizzato anche per alimentare un camion che trasporta il vino nei centri commerciali. Il Gruppo Caviro oggi raggruppa 12.400 viticoltori con 33.600 ettari di vigneti, con un fatturato di ben 390 milioni di euro. Un giro d’affari legato per il 65 per cento alla produzione del vino e per il 35 all’aver saputo riconoscere come risorsa quello che gli altri consideravano rifiuto.

Fonte: kyotoclub.org