Al Repair Cafè Pavia i volontari aggiustano tutto gratis
A Travacò Siccomario, comune con 4.400 abitanti alle spalle del Ticino, in provincia di Pavia, sta spopolando Repair Cafè Pavia, una sorta di collettivo di volontari impegnati nella riparazione di oggetti di uso comune altrimenti destinati alla discarica. Capisaldi dell’iniziativa sono l’allungamento della vita degli oggetti, la riduzione dei rifiuti, il risparmio di denaro. Ispiratori del tutto sono due cittadini stranieri trapiantati da tempo in Lombardia: Mike Kavanagh, irlandese, e l’amico australiano Michael Richards. I due per caso un giorno si sono ritrovati a bere un caffè in paese scoprendo di essere quasi vicini di casa e di condividere la passione per il riciclo. Dal loro sodalizio è nata l’idea del Repair Cafè Pavia, da cui poi è scaturito un collettivo di volontari che quotidianamente aggiustano gratuitamente elettrodomestici, bici, pantaloni, abiti, radio. L’obiettivo è sviluppare la cultura della riparazione degli oggetti di uso comune, non solo per rimetterli in funzione, ma anche per insegnare a farlo a casa. Spesso i preventivi troppo alti per la riparazione scoraggiano le persone. I volontari del Repair Cafè Pavia lavorano gratuitamente, solo chi lo desidera lascia un’offerta. Oggi Mike e Michael sono affiancati da tanti altri volontari: il francese Jerome Massiani, che è il sarto della squadra; Dario Necchi, che è l’esperto di macchine da cucire; Michele Antonini, che riporta in vita computer e circuiti elettronici; Zaira Faccioli Mezzadra e Silvia, appassionate di customizzazione e riciclo di indumenti, danno nuova vita ai vestiti; Ferdinando Perrucci, che cura le pubbliche relazioni e organizza gli eventi. Repair Cafè Pavia fa parte di un network con 2mila sedi nel mondo e una trentina in Italia. Non dispongono di una sede, il loro servizio è itinerante. Quando qualcuno li contatta tramite la pagina Facebook Repair Cafè Pavia, il team arriva con valigette, trapani, cacciaviti e saldatori, e si mette all’opera per ridare vita a ciò che il mondo del consumo considera ormai obsoleto e non più utile.
Fonte: corriere.it