Sciopero o vacanza? I figli dei dipendenti possono giocare o studiare in ufficio
In un mondo del lavoro sempre più frenetico, dove conciliare la carriera con la vita familiare sembra spesso un miraggio, c’è un’azienda italiana che dimostra che un altro modello è possibile. Si tratta della Fater, realtà storica con sede a Pescara e marchi noti come Lines, Pampers, Tampax e Ace, che ha fatto della centralità delle persone la sua filosofia d’impresa. La strategia “People first” adottata da Fater mette davvero al centro i bisogni dei lavoratori, soprattutto dei genitori. Grazie a un’organizzazione del lavoro flessibile e a un modello ibrido che supera la vecchia logica del cartellino, l’azienda consente di adattare gli orari alle esigenze personali. Non si lavora guardando l’orologio, ma puntando agli obiettivi. E per chi lavora in produzione, sono previsti giorni di ferie aggiuntive, con un’attenzione speciale agli over 50. Tra le iniziative più innovative c’è Kids@Campus, che permette ai dipendenti di portare i figli al lavoro in qualsiasi momento dell’anno. Il bambino, dai sei anni in su, può stare in una scrivania accanto al genitore, sotto la sua responsabilità, e può giocare o studiare in tranquillità. Che ci sia uno sciopero a scuola o una vacanza il bambino può andare in ufficio senza alcuna difficoltà o preavviso. Non un asilo, ma un’esperienza di condivisione concreta che permette di gestire imprevisti e chiusure scolastiche con serenità. Fiore all’occhiello dell’azienda è il congedo di paternità di tre mesi, utilizzato dal 100% dei neo-papà da quando è stato introdotto. Le neomamme, invece, possono contare su un programma di coaching per accompagnare il rientro in azienda. E per i quadri e dirigenti, in via sperimentale, ci sono addirittura ferie illimitate. Ma Fater non si ferma qui: c’è il diritto alla disconnessione dalle 20 alle 7, e riunioni ridotte al minimo. Un insieme di misure che crea un ambiente inclusivo, attrattivo per i giovani (il 67% dei nuovi assunti è under 30). La lezione è chiara: quando un’azienda crede davvero nelle persone, il lavoro diventa compatibile con la vita. E la produttività non solo non ne risente, ma cresce insieme alla felicità.
Fonte: avvenire.it