La Shell trascinata in tribunale da 14mila nigeriani con l’accusa di inquinamento devastante

La multinazionale petrolifera Shell è stata trascinata dinanzi all’Alta corte di Londra da quasi 14mila nigeriani, con l’accusa di essere responsabile di un devastante inquinamento di suolo e fonti d’acqua. Sono gli abitanti di Ogale e di Bille, nella zona del delta del Niger. In totale, 13.652 reclami promossi da privati, chiese e scuole, che chiedono al gigante petrolifero di ripulire l’ambiente dall’inquinamento prodotto e di risarcire le comunità per i danni arrecati all’ambiente e ai loro mezzi di sussistenza. Secondo la Shell, che nel 2022 ha dichiarato profitti per quasi 40 miliardi di dollari, non ci sarebbe alcuna responsabilità relativa al travaso di petrolio dai suoi oleodotti. In realtà già dal 2011 la valutazione ambientale svolta in quell’area dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) riportò come il popolo Ogoni fosse esposto quotidianamente a una grave contaminazione da petrolio, con un grave impatto sulle fonti d’acqua, sulla qualità dell’aria e sui terreni agricoli, tale da configurare un pericolo immediato per la salute pubblica. Le comunità di Bille e Ogale sono impegnate in un contenzioso con Shell già al 2015, a seguito della fuoriuscita di un’ingente marea nera nel Niger. A tal proposito il 12 febbraio 2021 la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che esisteva un legame e quindi una comune responsabilità legale tra la Shell plc, la società madre del Regno Unito,  e la sua filiale nigeriana, SPDC, direttamente responsabile del danno ambientale prodotto. La fase successiva del caso prevede un’udienza nella primavera del 2023, in vista del processo completo che dovrebbe svolgersi l’anno successivo. Staremo a vedere.

Fonte: greenme.it