BreakCotto, l’impresa sociale che impiega ragazzi autistici

Si chiama BreakCotto l’impresa sociale nata da un’idea del direttore del Cottolengo don Andrea Bonsignori, con lo scopo di riscrivere le regole dell’inclusione, e dimostrare che essa non è solo un dovere morale, ma una scelta strategica e produttiva. Qui, persone con autismo non solo lavorano, ma sono protagoniste di eventi nazionali e internazionali: servono il caffè ai vertici del G7, cucinano alla mensa del Papa, e raccontano la propria storia alle Nazioni Unite. Questa non è una favola, ma il frutto di una visione lucida e coraggiosa: creare un’impresa dove la disabilità non sia un limite, ma un punto di forza. E i numeri parlano da soli: 16 lavoratori con disabilità assunti regolarmente, oltre 100 in formazione, clienti prestigiosi, eventi internazionali, progetti sportivi e culturali. Alla base di BreakCotto c’è un concetto rivoluzionario: non basta “includere”, bisogna riconoscere il valore. Le persone con disabilità non vengono inserite per pietà o per obbligo, ma perché portano competenze, precisione, dedizione. E i risultati lo dimostrano ogni giorno. Si punta su quello che le persone sanno fare, non su quello che gli manca. Una filosofia semplice, ma potente, che rompe i pregiudizi e trasforma le storie. Come quella di Martina, che sognava di fare la barista e oggi serve caffè ai grandi eventi con orgoglio. O Luca, che una volta non riusciva nemmeno a sostenere un colloquio, e oggi guida una squadra di catering. E Andrea, che con il suo stipendio si è comprato l’auto. Il vero ostacolo, racconta don Andrea, non sono le disabilità, ma le barriere culturali. Ancora oggi, alcune aziende rifiutano collaborazioni appena scoprono che BreakCotto è composta da lavoratori nello spettro autistico. Ma tante altre scelgono questa realtà per la qualità dei servizi offerti. BreakCotto non si limita a offrire lavoro: costruisce un modello di vita, integrando occupazione, sport, crescita personale. È sponsor delle squadre giovanili della Ju.Co., organizza percorsi formativi, partecipa a eventi internazionali. È questa la vera rivoluzione: una normalità conquistata, che cambia il presente, non solo il “dopo di noi”.

Fonte: famigliacristiana.it